Quali LIBERTÀ e LIMITI vi vengono in mente pensando a* bambin* che crescono in un progetto di educazione in natura?
Oggi ci soffermiamo sul valore e il potere pedagogico del GIOCO LIBERO e sui LIMITI che gli stessi giocatori e giocatrici creano e vivono per goderselo pienamente.
Il gioco libero è il metodo attraverso il quale la natura insegna ai bambini che non sono inermi. Giocando lontano dagli adulti, i bambini hanno ed esercitano il controllo. Grazie al gioco libero, imparano a prendere decisioni, a risolvere problemi, a creare e rispettare certe regole e ad andare d’accordo coi loro eguali, invece di essere dei subordinati obbedienti o ribelli. Quando giocano all’aperto, somministrano a se stessi piccole dosi di paura – dondolano, scivolano, roteano sulle attrezzature di un parco giochi, si arrampicano su ponti e alberi, scendono dai corrimano in skateboard – , imparando così a controllare non solo il proprio corpo, ma anche i propri timori. Nei giochi collettivi imparano a trattare con gli altri, ad accontentarli e a gestire e superare l’irritazione che può derivare da un eventuale conflitto. Il gioco libero è inoltre il mezzo grazie al quale la natura aiuta i bambini a scoprire i loro gusti. Giocando, sperimentano svariate attività e capiscono per cosa hanno talento e cosa preferiscono. Le parole non sono in grado di impartire nessuna di queste lezioni; solo l’esperienza può farlo, e l’esperienza si acquisisce con il gioco libero e con le emozioni che scatena: fondamentalmente, interesse e gioia.
Grazie, grazie a Peter Gray, per questo e molti altri sapienti passi del suo libro “Lasciateli Giocare” (Einaudi, 2015)
Lo facciamo, lo facciamo tutti i giorni: l* lasciamo giocare e giochiamo con loro, nella vicinanza e lontananza che sentiamo piú giusta in quel momento, con que* bambin*, con quel gioco.
Nei giorni scorsi una fatiscente e fantasiosa creazione edilizia fatta di tavoli, panche e teli ha sostato per giorni al centro del nostro giardino diventando il cuore di infiniti liberi giochi.
Ecco. L* osservo giocare a casetta, uno di quei giochi universali senza tempo e senza luogo, e rimango incantata.
Vedo e sento il loro impegno, il loro impulso e flusso creativo all’opera, la cura per lo spazio e le relazioni che stanno inventando spontaneamente insieme, il loro confabulare.
Percepisco anche il piacere profondo di sentirsi al sicuro e protett* dentro la casetta, che separa un dentro e un fuori, il bisogno di raccoglimento e contenimento di molt* di loro.
Riconosco quel “limite buono” da loro stess* creato e la gioia estatica della loro libertà di giocare.
